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Quando Fabrizio De Andrè tratteggiò nel brano Il Giudice uno dei ritratti più iconici della galleria dei personaggi delle sue canzoni, sfuggì forse ai più, per l’accentuata e sardonica caratterizzazione, il tenore quasi profetico di un epiteto che ne configura il protagonista, al raggiungimento del suo agognato traguardo professionale: Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male. Verso un po’ inquietante che risuonava già allora come un’anticipazione e che si ripropone oggi in tutta la sua attualità, alla pubblicazione, lo scorso 8 luglio, della sentenza della Corte Costituzionale n.135 sul suicidio assistito e sulle esimenti dall’imputabilità penale.